sabato 27 novembre 2010


Martedì, 30 Novembre

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- Il percorso verso le Primarie del Centrosinistra;

- organizzazione, disponibilità per la costituzione dei seggi;

- varie.


Ti aspettiamo.

Il coordinamento del Circolo

venerdì 29 ottobre 2010

Direttivo di Circolo


Mercoledì, 3 Novembre

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- verso le Primarie del Centrosinistra;

- iscrizioni e raccolta delle firme;

- varie.


Ti aspettiamo.

Il coordinamento del Circolo

sabato 23 ottobre 2010

Direttivo di Circolo


Lunedì, 25 Ottobre

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno :

Mobilita' e Territorio.

Sarà presente JURI MAGRINI,

Assessore alla Mobilità, Lavori pubblici e Qualità urbana, Politiche ambientali.


Ti aspettiamo.

Il coordinamento del Circolo

domenica 3 ottobre 2010

Direttivo di circolo


Martedì, 5 Ottobre

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- verso la conferenza programmatica del PD;

- i gruppi di lavoro;

- iniziative politiche e varie.


Ti aspettiamo.

Il coordinamento del Circolo

mercoledì 15 settembre 2010

Un risveglio italiano
L'intervento del Segretario del PD, Pier Luigi Bersani, alla chiusura della Festa Democratica nazionale


Care democratiche, cari democratici, cari amici, cari compagni,questa nostra splendida festa è vissuta nel cuore stesso della città di Torino, città del Risorgimento e del lavoro. Città bellissima e ospitale. Assieme a voi saluto Torino e la ringrazio. Assieme a voi saluto il suo Sindaco, i dirigenti cittadini, provinciali e regionali del Partito. Grazie davvero. E’ stata una grande e bellissima festa. Chi ha voluto aggredirla non è riuscito a sfregiarla. Nelle nostre feste, a differenza di ormai tutte le altre, si discute anche con chi non la pensa come noi, si discute anche con gli avversari politici, si discute dentro alle tensioni della politica e della società.Si discute nelle piazze, all’aperto, secondo le normali regole della convivenza e dell’ordine pubblico. Penso che meriteremmo un ringraziamento da tutti quelli che sperano ancora che il nostro Paese possa essere un Paese civile. In ogni caso noi non accetteremo mai, così come ci ha cantato Francesco de Gregori in questa splendida piazza, che la gente rimanga chiusa in casa la sera.Anch’io, assieme a tutti voi, mi rivolgo ai volontari della festa e li abbraccio tutti e a uno a uno: veri protagonisti di questo straordinario avvenimento. E saluto, attraverso loro, le decine di migliaia di volontari che hanno fatto vivere in Italia oltre 2.000 feste. Il nostro record. Fra di loro tutte le generazioni; quelle più anziane ma anche tanti giovani, sempre di più, e tanti nuovi italiani, sempre di più. Nessuno meglio di loro ci restituisce quello che è nostro. Il volto cioè di un grande Partito popolare che vive la politica nel suo territorio, che mette la politica nella vita comune dei cittadini, che crede ad una politica che guardi la gente da vicino e all’altezza degli occhi. Nessuno pensi di venirci a spiegare il radicamento! Abbassi la cresta chi vuole darci lezioni di territorio o farci la caricatura come fossimo un Partito in pantofole. Abbiamo scarpette e scarponi e se ne accorgeranno. Ma, e qui siamo già fuori dai ringraziamenti e siamo già nella politica, in quell’impegno dei volontari dobbiamo riconoscere qualcosa di più e di più profondo di quello che può stare in un ringraziamento. Grazie ai volontari. Solidarietà e civismo idee sorelle.Dobbiamo riconoscere ciò che muove milioni di volontari in Italia, non solo nella politica, ma nell’impegno sociale, culturale, ambientale e in ognuno dei mille e mille luoghi del Paese. Dobbiamo riconoscere la generosità, la gratuità di un impulso civico, di un lavoro fatto perbene, fatto per te e per gli altri, per la tua comunità. E’ ben difficile che un volontario così non sia poi nella vita di ogni giorno un buon cittadino, una persona perbene, che si comporta bene. L’idea di fraternità si dà la mano con l’idea di onestà. Sono due idee sorelle. Solidarietà e civismo sono idee sorelle. Se vogliamo ritrovare la strada dobbiamo tutti sapere che non si può stare bene da soli. Dobbiamo saperlo proprio nel momento in cui, è la crisi stessa che ce lo dice, l’unico motore della crescita può essere solo l’equità, possono essere solo redditi e consumi che nascano dal lavoro e non dalle bolle o dal debito, che nascano dalla crescita dei mercati interni e non solo dalle esportazioni, perché se tutti vogliono solo esportare, Cina, Germania e adesso anche Stati Uniti dovremo vendere a Marte i nostri prodotti. Quindi più equità, più crescita comune, più lavoro.Serve un grande risveglio italiano. Sulla base di questi principi voglio oggi avanzare a voi e al Paese l’idea di un grande risveglio italiano. Di questo vi parlerò, di un risveglio italiano, non tacendo ovviamente della più stretta attualità politica, ma cercando di alzare la testa verso il futuro di un Paese che non potrà tornare a crescere senza un sogno, senza un progetto e senza rimboccarsi le maniche per conquistarli.

Vogliamo essere un grande partito nazionale.Cari amici e compagni,partiamo da un fatto. In un Paese come il nostro le migliori espressioni di solidarietà e di civismo hanno sempre la loro radice in un luogo, in un territorio. I mille luoghi italiani. Che Paese magico è il nostro! Ovunque una piazza, una torre, le campane, la fontana. Luoghi diversi tutti, tutti particolari e distinti, eppure tutti così riconoscibili, tutti così italiani. Una Nazione magica, la nostra, capace di esserci prima ancora di esistere. La Nazione più facile da riconoscere per chi ci guarda dal mondo, eppure una Nazione per cui è sempre stato difficile e ancora oggi è difficile farsi davvero comunità nazionale, farsi Stato, organizzare e garantire un progetto e un cammino comuni. Ancora oggi da noi, per la politica, la dimensione nazionale non è una cosa ovvia, come in altri Paesi, ma è una sfida, una sfida attuale e difficile. Qui, a Torino, il Partito Democratico raccoglie questa sfida. Vogliamo essere un grande Partito nazionale, che dice le stesse fondamentali parole a Napoli e a Varese; vogliamo dare sostanza vera ad un orgoglio nazionale, ad una dignità italiana. Questo impegno lo consegno qui, a nome vostro, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Caro Presidente, ti vogliamo bene.I 150 anni impegno per costruire nuova unità.I 150 anni per noi non sono una commemorazione. Sono l’impegno a costruire le ragioni nuove di una nuova unità del Paese. Alle nostre spalle noi riconosciamo i fondamentali pilastri su cui appoggiare il futuro. Riconosciamo nella nostra storia i passaggi che possono ancora produrre energia per il futuro che vogliamo costruire. Riconosciamo il Risorgimento che ebbe qui a Torino il suo cuore pulsante e la sua direzione politica. Riconosciamo, nei decenni successivi all’unità, il grande movimento di solidarietà, di mutualità, di auto organizzazione, di emancipazione, variamente ispirato dalle culture cattolica, socialista, laica e repubblicana; un movimento che portò il popolo ad un protagonismo nuovo e ad una nuova presa di coscienza e che generò via via le grandi forze politiche popolari. Riconosciamo la battaglia antifascista, la Resistenza, la Liberazione e la nostra Costituzione repubblicana, la più bella del mondo, la Costituzione che ha dato luce, che darà luce a tutte le conquiste sociali e civili dell’Italia. Riconosciamo gli anni del dopoguerra, della ricostruzione e del riscatto, del risveglio economico e sociale, dell’incontro fra il popolo e la nuova democrazia e di una crescita economica che seppe dare la mano all’emancipazione sociale, di cui Torino fu uno straordinario e imparagonabile crocevia. Riconosciamo la risposta democratica e di popolo al sanguinoso attacco stragista, terrorista e mafioso degli anni ’70, ’80 e ’90. Riconosciamo l’irrompere fin dagli anni ’60, di una cultura partecipativa nuova che aprì le porte ad un protagonismo fino ad allora sconosciuto della società civile a partire da una rivoluzione femminile, formidabile e incompiuta, capace tuttavia di modificare l’universo mentale dell’intera nostra società. Riconosciamo le battaglie, le vittorie e le sconfitte dei riformisti italiani e le loro conquiste che ancora vivono: dalla scuola pubblica, allo statuto dei lavoratori, al servizio sanitario nazionale, fino al compimento del nostro destino europeo sotto la guida di Romano Prodi. Sentiamo che questi ed altri passaggi della nostra storia nazionale vivono ancora nella politica di oggi e ci parlano non con il linguaggio della nostalgia o della nobile conservazione, ma con il linguaggio dell’impegno e della battaglia per il futuro. E' in atto disgregazione che rende più difficile sentirci italiani.Ma a fronte di tutto questo, noi non possiamo non vedere che qualcosa di profondo è avvenuto e sta avvenendo. Qualcosa che ci dissocia, che ci disgrega, che ci frantuma; qualcosa che sta rendendo più difficile il sentirci italiani e concepirci come una comunità che cerca la sua strada nella dimensione europea e globale. Ecco allora il punto. Io non vi parlerò di tutto, tralascerò tante cose. Ma di questo vi voglio parlare. Noi italiani sappiamo di essere meglio di quello che ci succede. Molto meglio. Ma non vediamo la strada, non siamo sicuri del cammino. Di questo voglio parlarvi, dell’essenziale. E cioè del nostro progetto per l’Italia, delle proposte e delle promesse che vogliamo fare al nostro Paese.Il nostro Paese scivola. E’ inutile ed è infantile nascondere la realtà. Ormai da anni il nostro Paese sta scivolando. Non perderò tempo con i numeri, ma non c’è numero, non c’è parametro, non c’è confronto che non ci dica questo. Ci allontaniamo rapidamente dai Paesi più forti d’Europa con cui abbiamo abitato per molti anni e ci avviciniamo rapidamente ai Paesi più deboli. La crisi (ormai è chiaro, al di là delle favole che ci raccontano tutti i giorni) sta accelerando questa discesa e questo distacco. In due anni abbiamo perso ricchezza quasi per il doppio rispetto all’Europa. I timidissimi segnali di ripresa noi li stiamo prendendo non per il doppio ma per meno della metà. Abbiamo perso molti metri e nella rincorsa siamo in coda. Tutto questo lo si tocca con mano nella vita reale. Redditi e consumi si indeboliscono, il debito pubblico aumenta drasticamente, il risparmio delle famiglie si assottiglia, c’è meno lavoro, si allarga un’ombra sulla tenuta dei fondamentali servizi, c’è un’inquietudine profonda per le prospettive della nuova generazione mentre cresce uno strato di cinquantenni che non riescono a trovare lavoro e reddito sufficiente.


Tutto questo avviene mentre aumentano le differenze e gli squilibri. La disuguaglianza aumenta, il ceto medio si indebolisce, cresce la fascia di povertà, la ricchezza si concentra in fasce sempre più strette e sempre più distanti dalla condizione di vita normale dei cittadini e siccome il 10% della popolazione non può mangiare dieci volte al giorno, tutto questo impedisce la ripresa e la crescita. Fra nord e sud il divario aumenta sotto ogni parametro, a cominciare dall’occupazione dei giovani, e aumenta la sfiducia di poterlo colmare. Anche settori produttivi si dividono fra chi ha saputo e potuto innovare e si è collegato alle esportazioni e chi no, fra chi lavora con il pubblico e chi con il privato, fra chi ha qualche risorsa di liquidità e chi è impiccato alle banche. C’è chi non lavora e non guadagna, c’è chi lavora e non guadagna abbastanza, e c’è chi guadagna qualcosa lavorando e chi guadagna molto non facendo nulla. Alla politica spetta un progetto comune e il berlusconismo impedisce la riscossa del Paese.E’ sempre più difficile dire una parola che valga per tutti, è sempre più arduo unificare le intenzioni e gli interessi di uno sforzo comune. E’ questo, fondamentalmente, che sarebbe toccato alla politica: un progetto comune. E qui sta il cuore della nostra critica. Quello che chiamiamo berlusconismo e che si aggira per l’Italia da quindici anni e che in un patto di ferro con la Lega ha governato per sette anni degli ultimi nove, ha accompagnato questo scivolamento dell’Italia, ha favorito la disarticolazione del Paese, il suo ripiegamento corporativo e oggi ne impedisce la riscossa innanzitutto deformando i codici e essenziali che reggono il senso di sé di una comunità nazionale. Per descrivere questa deriva non servono molte parole, che ci siamo perfino stancati di ripetere. Facciamo il riassunto. Quell’idea deformata di democrazia, il “ghe pensi mì” non ha portato nulla di concreto nella vita degli italiani, nulla di nulla. Nessuna vera riforma per il Paese, solo una favola al giorno per i sondaggi del giorno dopo; la discussione pubblica piegata solo e sempre ai problemi suoi , mai a quelli del Paese; nel messaggio di governo una psicologia da miliardario per il quale l’ottimismo non costa niente perché c’è sempre il sole e non piove mai; all’ombra del Capo autostrade aperte alla corruzione, cordate degli amici degli amici con leggi fatte apposta per loro e case pagate dalla Fata turchina e un ribaltamento di valori. Valori a rovescio, in questi anni, e doppia morale: bella vita e comportamenti a piacimento per il Capo e la sua cerchia e la riscoperta di un’etica rigorista sulla pelle degli altri, magari del povero Welby o di tutti quelli che devono morire attaccati a mille tubi in un ospedale. Valori a rovescio, e disprezzo per la vita comune. La condizione femminile ridotta ad oggettistica del berlusconismo; lavoratori che devono andare sui tetti per farsi sentire; imprenditori onesti che fanno le cose perbene che si vedono sorpassati dalle fortune di chi ha portato i soldi all’estero o da chi non paga le multe del latte. Gliele paghiamo noi, le multe, mentre i genitori che hanno i figli alle scuole dell’obbligo fanno collette per la carta igienica o per l’ora di inglese. Un ribaltamento di valori. E l’immagine dell’Italia all’estero devastata da una politica da imbonitori. Mentre abbiamo soldati che rischiano la vita i Afghanistan riduciamo una caserma dei nostri Carabinieri a Roma ad un palcoscenico stile Gheddafi. E sotto a tutto questo c’è forse stato, negli anni di Berlusconi e della Lega qualcosa di concreto e di positivo che possiamo misurare? Ci sono forse meno tasse, per chi le paga? No, ce n’è di più, c’è il record storico delle tasse! C’è più lavoro? No, ce ne è meno. C’è meno burocrazia, c’è qualche nuova politica sociale? I Comuni stanno meglio? L’ambiente sta meglio? In che cosa è migliorato il Paese con questa lunga cura di Berlusconi e della Lega? In niente è migliorato! E questa è la ragione di fondo della crisi del centro destra, la percezione che si sta perdendo la presa e che le cose non girano. E non girano per un motivo molto semplice. Non può migliorare se chi lo governa, come avviene in tutti i meccanismi populisti è schiacciato sul presente, deve vivere del consenso quotidiano, della propaganda quotidiana, di una comunicazione pubblica messa al guinzaglio, di un dibattito pubblico messo al guinzaglio.L'Aquila, drammatica metafora del berlusconismo. E l’Aquila, che salutiamo qui ribadendo la nostra solidarietà e il nostro impegno, non è forse la drammatica metafora di questo modo di governare? Vendersi sotto i riflettori il miracolo di un giorno per poi lasciare il problema al buio, senza una prospettiva? E non è stato così per tutto, in questi anni? Non è stato così per la crisi? A che cosa è servito dire che non c’era e vendersi ogni giorno un raggio di sole? A che cosa è servito se non a stare con le mani in mano? Ecco allora alla fine del riassunto di che cosa io accuso Berlusconi e la Lega. Di aver lasciato il Paese senza un’idea di futuro, di avergli rubato l’orizzonte, di aver trasformato il sogno in una favola, in una bolla di sapone. Qui vedo il nostro compito; aiutare l’Italia a riprendere il suo sogno. Far vivere un progetto nuovo che solleciti uno sforzo comune, in cui chi ha di più deve dare di più. Il progetto, dunque. Propongo oggi due pilastri di questo progetto il primo: più lavoro e nuovo lavoro per tornare a crescere e per vivere meglio; il secondo: una riscossa civica per tornare a crescere e per vivere meglio.Lavoro è dignità e libertà della persona.Il Lavoro. Si dice che il lavoro non è tutto, si dice che è una parola antica. Certo che non è tutto, certo che è una parola antica, ma questo può dirlo chi il lavoro ce l’ha, e ce l’ha in modo dignitoso e amichevole verso la sua vita e le sue vocazioni. Il lavoro con dignità, il lavoro non per morire e non solo per sopravvivere ma per vivere da persona. Il lavoro che serve, sì, per mangiare, per farsi una famiglia e avere un tetto, per allevare i figli; ma il lavoro che è anche la libertà di una persona, la sua dignità, la sua possibilità di stare con gli altri e di avere un ruolo nella società. Il lavoro dipendente, in ogni sua forma pubblica e privata, ma assieme il lavoro dell’artigiano, del commerciante, dell’agricoltore, del professionista, del piccolo imprenditore, dell’artista. Non parlano forse così gli italiani, che siano attori o idraulici o informatici o operai o giovani disoccupati: c’è il lavoro, manca il lavoro, mi piace o non mi piace il mio lavoro. E’ il lavoro, alla fine, che mette la società con i piedi per terra e che garantisce una giusta scala di valori. La nostra proposta di crescita in campo economico e sociale si organizza attorno al lavoro: più lavoro per avere più crescita. Attorno a questo concetto noi mettiamo a convergenza e a sintesi le proposte che stiamo già concretamente elaborando. Vogliamo prima di tutto un fisco che aiuti il lavoro e la crescita. Siamo pronti ad avanzare una proposta che mette al dettaglio una profonda riforma fiscale. I paletti essenziali sono questi: spostare il carico fiscale dal lavoro, dall’impresa e dalla famiglia con redditi medio-bassi verso l’evasione fiscale e verso i redditi da finanza e da patrimonio. Non è possibile che l’aliquota del primo scaglione di un lavoratore sia più alta dei redditi da finanza e da patrimonio. Semplificheremo le aliquote intermedie, aiuteremo le famiglie con un bonus figli, favoriremo il lavoro femminile, ridurremo le imposte sull’impresa a favore di una loro patrimonializzazione, con una profonda ristrutturazione di tutta la fiscalità d’impresa, faremo una fiscalità favorevole alle attività verdi e introdurremo misure precise ed efficaci per ridurre l’evasione fiscale. Lanceremo una Maastricht della fedeltà fiscale per metterci in cinque anni nella media europea. Ciò significa 40-50 miliardi di Euro con immediato alleggerimento sul carico fiscale di lavoro, impresa e famiglia e con un margine di risorse per investimenti. Con un fisco così si può fare equità, si può fare giustizia e si fa occupazione. Sappiamo bene che per il lavoro e la crescita ci vogliono riforme e risorse. Non siamo dei demagoghi. Siamo un Partito di governo momentaneamente all’opposizione. Ci sono risorse che si possono aggiungere al recupero fiscale. Sappiamo dove e come reperirle sia mettendo le mani nella spesa corrente della Pubblica Amministrazione che è aumentata a dismisura nonostante i tagli indiscriminati alla scuola a cominciare dai beni e servizi, dalla semplificazione di strutture amministrative, da standard di costi nella sanità e nei grandi servizi, sia con entrate straordinarie da mettere in gioco a cominciare dalla messa a gara delle frequenze liberate dal digitale terrestre, sia risagomando spese di investimento, perché ai fini dell’occupazione un conto è il Ponte sullo stretto e un conto sono 500 cantieri locali sia dal lato di nuovi meccanismi che diano spinte ed orizzonte agli investimenti privati. Meglio 500 cantieri locali che il Ponte sullo Stretto. Per il lavoro sappiamo dunque dove prendere i soldi e sappiamo dove metterli. Prima di tutto li mettiamo nel sapere, nella conoscenza. Senza il sapere il lavoro di domani non c’è. Il sapere è tradito in Italia. E’ colpito dal più grande licenziamento di massa della nostra storia e da una riorganizzazione caotica capace solo non di qualificare ma di ridurre l’offerta formativa, di ricerca e di cultura.Università: non siamo per baroni e carrozzoni.Non è questione di conservare quel che c’è è questione di potenziare e migliorare l’offerta di conoscenza. Non ci facciano, per favore, la caricatura. Non siamo per indiscriminate sanatorie, non siamo per i baroni o per i carrozzoni. Valutazione, merito, qualità, responsabilità e autonomia delle Agenzie formative e culturali, ringiovanimento e unificazione contrattuale della ricerca italiana, nuovi contenuti nei sistemi formativi a cominciare da quelli tecnici e così via. Le dieci proposte sull’Università che abbiamo varato all’ultima Assemblea Nazionale, le proposte sulla scuola che arricchiremo nella prossima Assemblea e che porteremo davanti alle scuole che stanno aprendo in questi giorni, non rifiutano l’innovazione ma anzi la chiedono. Noi rifiutiamo la riduzione dell’offerta formativa e della ricerca, rifiutiamo la riduzione dell’obbligo, rifiutiamo l’abbandono scolastico e il nuovo analfabetismo, rifiutiamo l’idea che un professore che insegna da 15 anni sotto il titolo di precario venga trattato come un mangiapane a tradimento e lasciato per strada senza neanche un tavolo di crisi, rifiutiamo il rischio di collasso gestionale dell’Università, rifiutiamo il massacro dell’offerta culturale fatta passare in toto come culturame parassitario. Al di là dei problemi di prospettiva siamo a una vera e propria emergenza per la scuola, l’università e la cultura. Ecco una proposta per l’emergenza. Il Governo rinunci all’ossessione del controllo sull’universo televisivo. Si mettano immediatamente a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre, incassiamo un po’ di quei miliardi che dagli Stati Uniti fino alla Germania tutti si sono presi e investiamo quei soldi subito sulla conoscenza e sul sapere. La nostra proposta per il lavoro si compone di alcuni fondamentali Progetti-paese che siamo pronti a discutere nel dettaglio. Progetti di politica industriale (in attesa che Mastro Geppetto ci faccia un ministro di legno) e cioè un piano per nuovi brevetti e la loro industrializzazione e per la qualificazione dell’offerta turistica alberghiera e dei servizi. Basta trasferimenti generici alle imprese. Per le imprese due sole cose: una fiscalità migliore e un sostegno all’innovazione. Solo l’innovazione può darci lavoro nuovo; o pensiamo forse che le marche tedesche vendano più auto perché in Germania non ci sono i tre operai di Melfi? Un Progetto-paese sulla banda larga: l’infrastruttura della rete per l’efficienza del sistema e per nuova occupazione e nuova impresa. Un progetto-paese per le ristrutturazioni edilizie incentivate, per far emergere il nero, promuovere il risparmio energetico e antisismica. Un Progetto-paese per il risparmio energetico nei trasporti, nelle imprese e nelle abitazioni. Un Progetto-paese per la casa in affitto fatto sul serio, e fuori dalle favole miracolistiche di Berlusconi o di Brunetta. Tutti piani questi che siamo pronti a descrivere, che per una parte si pagano da soli e che possono trasformare il risparmio privato in investimenti e in lavoro. Enti locali: correggere il patto di stabilità. E gli Enti locali infine. Gli Enti locali non sono la malattia ma possono essere la medicina. Dobbiamo utilizzare gli Enti locali per far fronte al problema sociale consentendo l’occupazione nei servizi, non permettendo ad esempio che dopo i tagli del Governo vada a rischio il 30% dei servizi e dell’occupazione nel trasporto pubblico locale. Dobbiamo usare gli Enti locali per investimenti che portino subito occupazione buona migliorando le città e garantendo sicurezza alle scuole. Dobbiamo correggere dunque finalmente e subito in modo intelligente e selettivo il Patto di Stabilità finendola con la follia di lasciare nel cassetto i soldi dei Comuni virtuosi. No a rendite e corporazioni che rubano il futuro dei giovani.E facciamo in nome del lavoro, riforme che disturbano sì ma non costano. Apriamo e regoliamo i mercati. Consentiamo ai giovani un accesso più facile ai mestieri e alle professioni e aiutiamo i consumi e quindi l’occupazione alleggerendo il peso dei consumi obbligati: assicurazioni, benzina, costi bancari, farmaci. Abbiamo su questo proposte precise e coraggiose. Non consentiamo che le rendite e gli egoismi corporativi rubino il futuro ai giovani e il reddito alle famiglie. L'Italia non si salva senza il Sud. E voglio inserire qui, mentre parlo di lavoro, il tema del Mezzogiorno. Qui a Torino, città italiana davvero, che è stata ed è una delle città più grandi del nord e del sud di questo paese, noi vogliamo pronunciare ancora la questione meridionale. Chi pensa di non parlarne più, chi pensa di lavarsene le mani, chi pensa di salvarsi da solo non ha capito nulla. Le possibilità di sviluppo dell’Italia sono inestricabilmente collegate alla capacità di mettere in moto le risorse potenziali del Mezzogiorno. Ma bisogna cambiare registro. C’è una sfida di cambiamento che deve rendersi visibile nel sud. Certamente quella sfida riguarda anche noi e abbiamo cominciato ad affrontarla anche a prezzo di scelte dolorose; ma attenzione a mettere tutto nel mucchio tacendo ad esempio del tradimento che il centro destra ha consumato nel sud rapinandolo, spargendo nuove illusioni come si fa oggi con la famosa Banca del Sud e soprattutto non mettere tutto nel mucchio, e lo dico in ricordo di Angelo Vassallo, senza distinguere fra chi è con e chi è contro la camorra o la mafia o la ndrangheta. Girano troppi giudizi approssimativi sul Mezzogiorno, qualche volta anche in casa nostra. Voglio dirvi qui che noi abbiamo tanta nostra gente sul fronte. Non possiamo lasciarla sola. Ho fatto per tanti anni anch’io l’amministratore. Un conto è dire no in Emilia-Romagna, un conto è dire no in Campania, in Calabria, in Sicilia di fronte a bisogni radicali, a bisogni spesso aggressivi e soprattutto di fronte ad una criminalità spietata. Se non diamo una mano agli onesti rimarranno solo i disonesti. E per dare una mano agli onesti la cosa più importante che possiamo fare è sostenere tutti assieme e ovunque, una nostra proposta nazionale sul Mezzogiorno fatta di due cose: Legalità e Lavoro. Ne discuteremo a Napoli, alla festa del Mezzogiorno e in altre occasioni che stiamo preparando. Vogliamo aprire la strada ad una nuova classe dirigente sulla base di nuove idee. E già nell’immediato diamo i segni di questa novità. Si discuterà nelle prossime settimane di come usare i soldi rimasti da fondi europei, nazionali e regionali. Per la ventesima volta il Governo dice che presenterà un piano. Comincio io a dire qualcosa di chiaro a proposito di come spendere i soldi. Primo: basta intermediazione amministrativa con le imprese dove si annidano pericoli di ogni genere. Si usino i soldi per un credito d’imposta sulla nuova occupazione che duri dieci anni, rafforzato per giovani e donne creando così una fiscalità di vantaggio per il nuovo lavoro. Secondo: i soldi diretti alle pubbliche amministrazioni centrali e locali si impegnino in servizi di cittadinanza in primo luogo i servizi della legalità rafforzando l’organizzazione della giustizia e della sicurezza, che è messa molto male, e si impegnino in servizi collettivi: frequenza scolastica, rifiuti, acqua, assistenza agli anziani. Con un metodo: i soldi solo a chi raggiunge per conto suo primi risultati; niente soldi a chi i risultati li promette soltanto. Un investimento dunque sulla cittadinanza nel Mezzogiorno perché dove sta bene un cittadino sta bene anche una impresa. Questo è il concetto.Un'ora di lavoro stabile non può costare meno di un'ora di lavoro precario.Parlare di lavoro vuol dire parlare anche di regole e di nuovo patto sociale. Nell’ultima Assemblea abbiamo detto parole chiare sull’unificazione de diritti al lavoro a partire dal dato di fondo che sta in poche parole: un’ora di lavoro precario non può costare meno di un’ora di lavoro stabile. Questa è una riforma su cui ci impegniamo secondo una strada in grado comunque di garantire una riduzione del costo medio del lavoro per l’azienda. Avanziamo proposte anche per l’indennità di disoccupazione e per la riforma degli ammortizzatori che si è persa totalmente nella nebbia. Lanciamo qui un allarme sulla questione degli ammortizzatori a fronte di una crisi che si aggrava. Dopo i tagli alle Regioni, con l’anno prossimo, chi ci metterà i soldi? Come risponde il Governo? Vogliamo ancora portarli via dagli investimenti, cioè dal lavoro, e magari ancora dagli investimenti al sud? Un nuovo patto sociale, senza dividere i lavoratori. Sappiamo bene che davanti alla globalizzazione ci vuole un nuovo patto sociale. Lo vogliamo anche noi. Ma vogliamo forse farlo dividendo i lavoratori fra chi avrebbe la testa nell’800 e chi nel 2000, fra chi capisce la globalizzazione e chi no? Siamo tutti oltre il 2000 e il cervello ce l’abbiamo tutti. Il più grande risultato della destra e il più grande danno al Paese è stata la divisione del lavoro. Riconquistare l’unità del lavoro è una esigenza nazionale. Un Governo tradisce il Paese se lavora per la divisione. C’è molta tensione in giro. Se un Governo accende i fuochi, chi li spegnerà?Gli accordi contrattuali devono essere esigibili. E’ giusto e tutti devono riconoscerlo. Ma perché sia così bisogna regolare la partecipazione dei lavoratori, regolare rappresentanza, rappresentatività e validazione degli accordi. Cerchiamo insomma nuovi strumenti di protagonismo e di partecipazione dei lavoratori come strada per la ricomposizione del mondo del lavoro e facciamo da sponda con una legislazione che sostenga questi meccanismi e aggiorni il quadro dei diritti comuni dei lavoratori. Solo un nuovo equilibrio fra legislazione e negoziazione può permetterci di reggere gli effetti della globalizzazione sulle condizioni di lavoro. La contrattazione da sola non basterà. Caro Tremonti la 626 non è un lusso! No alla mistica meno Stato più società E teniamo ferme in particolare le normative sulla sicurezza così come ci ammonisce la tragedia di ieri. Altro che “il lusso della 626.” Caro Tremonti! E il Governo per favore, caro Sacconi, non ci proponga la mistica del meno Stato più Società: uno slogan che può servire a tanti usi buoni e cattivi, compreso quello di oscurare i diritti, compreso quello di dividere e frantumare di più un Paese già diviso. No. Stato e Società si devono dare la mano. Diritti, partecipazione e sussidiarietà si devono dare la mano. Solo così si tiene assieme un paese.Il risveglio italiano come ho detto è fatto di lavoro ed è fatto di riscossa civica. Legalità, onestà, regole, fedeltà ai grandi principi costituzionali. Legalità vuol dire prima di tutto lotta alle mafie. I nostri eroi sono Falcone e Borsellino, sono Vassallo. Gli eroi degli altri non ci piacciono. Pretendiamo verità e giustizia in tutte le zone d’ombra che pesano da anni sulla coscienza del Paese. Vogliamo salutare e incoraggiare i risultati delle forze dell’ordine, della magistratura che spesso il Ministro dimentica di ricordare e rafforzare i loro strumenti e non ridurli come si è cercato di fare con la legge sulle intercettazioni che l’opposizione ha stoppato. Vogliamo diffondere una cultura della legalità sostenendo le organizzazioni civiche e l’iniziativa dei Giovani Democratici che saluto qui e che sono impegnati in un rafforzamento organizzativo che sosterremo. Legalità significa lotta alla corruzione. Ci impegniamo a cancellare tutte le leggi che hanno favorite la corruzione e le cricche. Leggi sulla protezione civile, sull’ambiente, sulla cultura, sugli appalti pubblici. Ci impegniamo per una riforma della giustizia fatta per i cittadini e non per uno solo. Le proposte avanzate nella nostra ultima Assemblea sul processo civile, i tempi e la garanzia del processo penale, l’organizzazione della giustizia vanno nel senso di migliorare un servizio che oggi funziona male per tutti i cittadini. Ci impegniamo per una legge contro le posizioni dominanti sulla comunicazione. Faremo vivere la proposta già avanzata per fare della RAI un’azienda libera, fuori dalla vergognosa sudditanza di oggi. Ci impegniamo a sostenere le norme che abbiamo già presentato sul conflitto d’interessi. Ci impegniamo a parametrare i costi della politica a quelli dei Paesi europei. Ci impegniamo per una legge elettorale che dia lo scettro ai cittadini per scegliere i Parlamentari e che sostenga un bipolarismo civile ed europeo non esposto a rischi plebiscitari che ci potrebbero portare in altri continenti. Ci impegniamo a sostenere il nostro progetto di riforme istituzionali e di rafforzamento e semplificazione del sistema parlamentare. Federalismo delle responsabilità e non delle chiacchiere. Ci impegniamo per un federalismo non delle chiacchiere, non dei decreti mensili con dentro nulla; ad un federalismo delle responsabilità che consenta a chi ce la fa di fare un passo in più e che garantisca uguaglianza nei servizi essenziali per ogni cittadino italiano così che resti chiaro che per noi davanti ad una malattia seria non c’è né emiliano, né calabrese, né marocchino. Ci impegniamo per la libertà della rete e per l’accesso alla rete come grande servizio dei tempi nuovi. Ci impegniamo ad una politica per i consumatori già iniziata e totalmente abbandonata oggi. Garantire presenza femminile nei luoghi cruciali.E vogliamo impegnarci sul grande tema dei diritti civili rilanciando in particolare, e lo faremo con la Conferenza delle Donne del PD, la questione femminile. La condizione femminile resta paradigma di tutte le differenze, di tutte le disuguaglianze, di tutte le diversità, un traino culturale fondamentale di tutti i percorsi di uguaglianza dei diritti. A partire dalla Conferenza delle Donne sosterremo una nuova legislazione sulla parità secondo un principio molto semplice: lo stato deve garantirsi che ci sia una presenza femminile nei luoghi cruciali delle decisioni politiche ed economiche. Sosterremo la legge contro l’omofobia. Denunceremo con ancora più forza chi invece di risolvere il problema dell’immigrazione, come toccherebbe ad un Governo, lo coltiva e lo usa per un tornaconto politico. Sull'immigrazione noi non siamo ingenui né buonisti. Sappiamo che per il futuro del Paese è necessario dare una buona regolazione a questo grande fenomeno. Non è giusto che l’inevitabile disagio che accompagna grandi migrazioni si scarichi socialmente sulla parte più debole della popolazione nella sua vita comune, nella struttura delle città, nell’offerta dei servizi. Le fasce di reddito meno disturbate da questo disagio diano il loro contributo, luogo per luogo, a proposito di federalismo fiscale, perché davanti alla pressione dei nuovi poveri non si riducano le prestazioni per i residenti in difficoltà. Si cominci finalmente una politica per l’integrazione, sola chiave per tirare una riga davvero sulle irregolarità e i comportamenti deviati. Chi nasce in Italia è italiano. E si cominci dai figli degli immigrati. Cinquantamila bambini che nascono ogni anno e che non sono né immigrati né italiani. Vogliamo dire a questi bambini chi sono? Noi glielo diciamo: sono italiani. E infine e più di ogni altra cosa noi ci impegniamo a difendere la nostra Costituzione contro l’offensiva populista e plebiscitaria. Non accetteremo che venga messa nel ripostiglio delle cose vecchie. Quando abbiamo fatto qualcosa di buono in questo paese è perché abbiamo rincorso la nostra Costituzione e ancora dobbiamo rincorrerla perché è più avanti di noi. Ricordiamoci che abbiamo già vinto un referendum contro chi voleva stravolgerla. Se ci proveranno ancora li sconfiggeremo ancora. Pensiamo dunque ad una grande piattaforma di leggi che sostengono una riscossa civica del nostro Paese. Le leggi non sono tutto ma possono aprire la strada a nuovi comportamenti. Basta con i peccati veniali che sono sempre quelli che fai tu o che fanno i tuoi amici. Un peccato è un peccato, un reato è un reato, un imbroglio è un imbroglio, una maleducazione è una maleducazione. E cominciamo da noi Democratici. Noi vogliamo essere gente perbene perché vogliamo che l’Italia sia un Paese perbene.Cari amici e compagni,queste nostre idee ci guideranno oggi per l’opposizione e domani per il governo del Paese. Vogliamo discuterle non solo dentro la politica ma con ogni forza viva della società. Vogliamo discutere le idee di chiunque sia preoccupato per la realtà e le prospettive dell’Italia così come abbiamo fatto nei giorni scorsi sull’importante documento della Conferenza Episcopale Italiana in preparazione della Settimana Sociale.Nuovo Ulivo per alleanza affidabile. E vogliamo discutere queste idee con le forze di centrosinistra disposte a stringere con noi un patto che abbiamo voluto chiamare Nuovo Ulivo. Nuovo Ulivo per dire che meccanismi di alleanza non affidabili come l’Unione non li vogliamo più. Non voglio più Governi che disfano al mattino quello che hanno fatto la sera prima. Chi ci sta si vincola ad un progetto comune e ad un accordo politico e offre la disponibilità ad un percorso che aiuti la riorganizzazione di un centrosinistra di governo. Chi ci sta conviene sulla centralità dell’Europa, su una comune piattaforma europea che stiamo discutendo con tutte le forze progressiste d’Europa per un rilancio della dimensione federale europea e per nuove politiche di intervento sul lavoro e sulla crescita. Chi ci sta conviene con noi che non potranno essere i partiti soli a interpretare il risveglio italiano. I nostri Partiti devono mettersi all’aria aperta, al servizio di un movimento in cui vivono il protagonismo e la speranza di tanti. Nei tempi nuovi e con un progetto nuovo deve tuttavia suonare ancora una canzone popolare. Questo intendiamo.Noi vogliamo che a partire dal Nuovo Ulivo si cerchino le condizioni, se esistono, per un patto di governo con le altre forze dell’opposizione parlamentare. Vogliamo che a partire dal Nuovo Ulivo si cerchino le condizioni per discutere con tutti, con tutti quelli disponibili, fuori e dentro il Parlamento, di regole del gioco, di riforma delle istituzioni di difesa della Costituzione. La democrazia non è solo affare nostro. Bisogna che tutti se ne preoccupino. Questo intendiamo parlando di alleanza per la democrazia. A chi critica plebiscitarismo Berlusconi chiediamo coerenza e concretezza. Ci si sta scontrando aspramente nel centrodestra. Una parte della destra sembra cercare una prospettiva più europea e costituzionale mettendo a critica le piegature plebiscitarie di Berlusconi. Se è così chiediamo coerenza e concretezza a cominciare dal rifiuto di ogni norma che discrimini i cittadini davanti alla giustizia. Con questa chiara impostazione e quindi sapendo bene quello che vogliamo e qual è la nostra ricetta noi affrontiamo i problemi e le opportunità di questa fase convulsa. Una fase politica di cui non possiamo conoscere la durata ma di fronte alla quale dovremo mostrare combattività e tenuta. Crisi conclamata del centrodestra. Si rimettano al Presidente della Repubblica e alle Camere.Noi siamo di fronte ad una crisi politica conclamata del centrodestra che non è in condizione di garantire al Paese qualcosa che assomigli ad un governo vero. Dopo che il Partito del predellino si è ribaltato alla prima curva cercano ancora di promettere al Paese una stabilità che non può esserci, una governabilità che non può esserci, tutti lo sanno. E tutti sanno che il Paese ha problemi molto seri. Vengano in Parlamento e riconoscano la crisi politica e si rimettano al Presidente della Repubblica e alle Camere. Così indica la nostra Costituzione e fin che non avremo la Costituzione di Arcore devono rispettare questa sulla quale hanno giurato. Disponibili a un breve governo di transizione per la nuova legge elettorale e poi al voto.Se tutto ciò avvenisse, noi abbiamo già chiarito quale sarebbe la nostra disponibilità. Un breve Governo di transizione con al primo punto una legge elettorale nuova che metta in condizione di sicurezza democratica le prospettive del Paese. Devo ripeterlo ancora: una legge che ti consente di nominare i parlamentari e magari con un 30-35% di voti poter decidere tutto è diventata una minaccia vera all’equilibrio dei poteri previsto dalla nostra Costituzione. Dunque un breve Governo di transizione e poi andare a votare confrontando nuovi e più chiari progetti politici. Loro dicono di no. In questi giorni stanno mettendo su un nuovo registro. Dopo tante esibizioni muscolari e parole tonanti i nostri Rodomonti vogliono traccheggiare. Vogliono far battere la palla non sapendo bene dove tirarla. Partono campagne acquisti. Si cercano parlamentari collaborazionisti promettendo la rinomina. Chi ha abbaiato padanamente in questi giorni si prepara a non mordere. Diciamolo chiaro: da PDL e Lega una commedia vergognosa. Siamo nella crisi economica e sociale più acuta dal dopoguerra. Le risposte che non sono venute fin qui come mai potranno venire da qui in avanti? Noi siamo pronti, sono loro ad aver paura delle elezioni. Sia chiaro: se nei prossimi mesi avanzerà l’irresponsabile traccheggiamento di un governicchio si aspettino da noi una opposizione durissima per ogni ora di ogni giorno a venire. Avevano tirato fuori le elezioni anticipate, poi se le sono rimesse in tasca. Vedrete che al primo inciampo faranno di nuovo la faccia truce, minacceranno il voto, diranno che ci stritolano e che noi abbiamo paura. Ma se abbiamo così paura noi perché ve le siete rimesse in tasca voi le elezioni? Quando ci saranno le elezioni anticipate (perché tre anni sono troppo lunghi, ognuno lo vede), noi comunque saremo pronti perché quelle elezioni avranno un padre e una madre: Berlusconi e la sua crisi, Berlusconi che fallisce nonostante la sua maggioranza galattica, i suoi miracoli, i trombettieri al seguito e i fedeli scudieri. La Lega prima di tutto. La Lega, quella della spada che non conosce fodero; quella che fa da sottovaso al Cavaliere, che sta vicino vicino allo zio per prenderne l’eredità e non vuole badanti di mezzo. Che cosa ha fatto la Lega dei suoi valori e delle sue promesse? I Comuni stanno forse meglio da quando a Roma governano i federalisti del week end? E i famosi territori che cosa hanno visto di nuovo oltre alle ronde che si sono perse anche loro nel bosco? Hanno inventato forse qualcosa di paragonabile a quel che hanno inventato le nostre culture: gli asili nido, le scuole dell’infanzia, i servizi per gli anziani, le aree artigianali, l’urbanistica, tutto abbiamo inventato. Loro nulla; e la moralità pubblica, cari leghisti e l’impronta popolare di cui vi vantate che fine hanno fatto? Non ci sarebbe stata nessuna legge ad personam se non ci foste stati voi a votarla. Vi ho già detto: per favore non parlateci più di Roma ladrona se siete lì a tenere il sacco a quattro ladroni di Roma. Noi con voi non abbiamo mai fatto gli snob. Vi parliamo chiaro e semplice, così come fa la nostra e la vostra gente. Vi chiediamo che cosa fate lì, che cosa ci state a fare con il miliardario? Attenzione: uno che va troppo ad Arcore può lasciarci la canottiera! Argomenti ne abbiamo a bizzeffe per combattere e anche per divertirci un po’. Noi dobbiamo solo raccogliere tutte le nostre forze e metterle in campo. Le forze del centrosinistra, innanzitutto, alle quali avanziamo l’idea del Nuovo Ulivo. Adesso ognuno è di fronte alle sue responsabilità. Finiamola col gioco per cui per far vedere quanto uno è contro Berlusconi se la prende con il PD. Noi siamo rispettosi di tutti, noi vogliamo una coalizione univoca e coesa e siamo pronti a discutere con la coalizione tutti i percorsi comprese ovviamente, in caso di elezioni, le primarie. Le abbiamo inventate noi e quindi nessuno può tirarci per la giacca. Prima il comune progetto fondamentale, poi le persone: questo è il nostro metodo, perché il problema dell’Italia (dovremmo averlo già visto!) non lo risolve una persona sola. Dobbiamo comunque sapere cari amici e compagni, che grande parte della prospettiva dell’alternativa sta sulle nostre spalle. Noi, prima di ogni altro, abbiamo un dovere verso il futuro del Paese. C’è tanta gente che ha bisogno di noi. C’è l’Italia che ha bisogno di noi. PD: siamo un collettivo, non tiriamoci la palla in casa. Non possiamo più guardarci la punta delle scarpe. Abbiamo scelto di non essere un partito personale perché non crediamo ad una democrazia personale. Noi siamo un collettivo e ognuno di noi in ogni luogo deve caricarsi della sua responsabilità, sapere che maneggia una proprietà indivisa. Non accetterò che ci si tiri la palla in casa, se la palla è di là nel loro campo. In questo futuro prossimo, nel futuro che abbiamo qui davanti la gente avrà bisogno di percepire la solidità, l’unità e la forza di chi governerà il Paese. Noi siamo un bel Partito, di donne e uomini liberi che discutono e partecipano; abbiamo con noi tanta gente generosa e onesta che condivide gli ideali e che ha nella testa e nel cuore la voglia di una Italia migliore, più civile, più giusta. Noi siamo ben più forti delle nostre debolezze. Questo siamo noi. Non ci faremo leggere al di sotto di quel che siamo. E c’è un solo modo per esserne sicuri, per rafforzare l’unità, per sentirci una grande squadra: muoversi assieme, combattere assieme, rimboccarsi le maniche tutti assieme. Mentre lavoriamo per il progetto, noi ci muoveremo. Voglio per l’autunno una grande mobilitazione che coinvolga oltre ai nostri militanti e ai nostri circoli tanti e tanti dei tre milioni di cittadini che hanno partecipato un anno fa alle primarie. Chiedo a tutti un aiuto per trasformare la rabbia, l’insofferenza e l’impazienza che sentiamo intorno a noi in energia positiva. Chiedo a tutti un aiuto per metterci a faccia a faccia con gli italiani bussando e ascoltando. Ho finito, cari amici e compagni. Dobbiamo suonare le nostre campane, tenere il passo di un lavoro non semplice, forse non breve ma appassionante e decisivo. Tutti assieme, compagni e amici, con intelligenza, con convinzione, con entusiasmo, con passione rimbocchiamoci le maniche e prepariamo giorni migliori per l’Italia.


giovedì 2 settembre 2010

Direttivo di Circolo


Martedì, 7 Settembre

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- ripresa attività politica;

- riorganizzazione attività circolo;

- varie.


Ti aspetto.

Emma Petitti

martedì 3 agosto 2010

Bersani: Berlusconi venga in Parlamento,la crisi di governo c'è.

Care democratiche, cari democratici

vi scrivo perché questa mattina ho chiesto formalmente al Presidente del Consiglio Berlusconi di venire in Parlamento ad affrontare la crisi di governo in corso. L’ho fatto all'avvio dei lavori della Camera a nome di tutto il PD, dopo un'assemblea con i gruppi democratici alla Camera e al Senato. Siamo convinti che adesso bisogna restituire alle Camere il loro ruolo di casa del confronto democratico. La scissione nel PDL e la richiesta di dimissioni dalla presidenza della Camera di Gianfranco Fini sono fatti di assoluto rilievo politico che non possono essere aggirati. "Berlusconi riferisca in Parlamento". (Il video della mia dichiarazione) C’è un dissidio insanabile che il Paese ha visto via via motivarsi attorno alle grandi questioni sociali che sono quelli su cui l'opposizione dal primo momento ha indicato il limite di questo Governo. Aspettiamo Berlusconi in Aula, perché agosto o non agosto non si pensi che si possa finire a tarallucci e vino. Prima di tutto dobbiamo ristabilire il principio base della democrazia: un cittadino deve potersi scegliere il proprio parlamentare. Poi ognuno faccia la sua proposta per un Paese che ha bisogno di futuro. L’opposizione non va in vacanza, aiutaci anche tu. Gira la mia lettera ai tuoi amici ed invitali ad iscriversi alla nostra newsletter.


Pier Luigi Bersani Segretario Nazionale del Partito Democratico


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Diffondere

mercoledì 7 luglio 2010

PD, presentato il direttivo comunale.

La Petitti detta le priorità

Nella riunione di lunedì sera (05 luglio 2010) della direzione comunale del PD di Rimini è stato eletto il nuovo Presidente della Direzione, il consigliere comunale Francesco Angelini, presentato l'esecutivo e approvato il percorso futuro.

L'esecutivo è costituito da:

Antonio Maturo, Sociologo della Salute, esperto di studi nel settore socio-sanitario.

Frisoni Gabriele, esperto di Piccole e Medie Imprese

Frisoni Roberta, esperta di Economia e impegnata nel Settore dei Trasporti.

Gallo Vincenzo, avvocato, consigliere comunale.

Mistura Andrea, impiegato aziendale, legato al mondo dell’associazionismo.

Andrea Quadrifoglio, Presidente della Cooperativa Atlantide, Turismo Ecologico ed Educazione Ambientale.

Fabbri Erika, insegnante di Scuola Materna.
Rossano Lambertini, esperto di comunicazione e del funzionamento della Rete web.

Alessandro Giorgetti, studente, consigliere comunale.

Rita Gennari, insegnante, consigliera comunale.

Nadia Rossi, impiegata.

Fonti Lorena, studentessa, segretaria dei Giovani Democratici di Rimini

Giovanna Zoffoli, Presidente del Q4.

Giulia Palloni, ricercatrice, Conferenza Permanente delle Donne

La segretaria comunale Emma Petitti ha poi presentato il percorso che attende il partito, indicando come priorità il PD come spazio aperto, il lavoro di PSC e Piano Strategico, gli ambiti di Cultura e sviluppo del territorio, Turismo, Welfare, Economia e Impresa, Ambiente. Con una denuncia della situazione in cui si trovano gli enti locali a causa, lamenta la Petitti, dei tagli del Governo.



L'intervento della Petitti:

" Con l'elezione del Presidente della Direzione e la costituzione dell'esecutivo comunale inizia la fase di lavoro che ci dovrà permettere di costruire la nostra proposta programmatica e mettere in campo un coinvolgimento reale della nostra comunità. Il Pd quale Spazio Aperto, capace di dar vita ad un percorso dinamico, che ci dovrà permettere entro la fine dell’estate, di partire con la nuova stagione elettorale e con una organizzazione rodata che avrà riallacciato i contatti con il territorio, attraverso concreti obiettivi programmatici da offrire e perseguire. Mettere in campo una strategia di partecipazione e di coinvolgimento dei Circoli e non solo dei Circoli, che prenda effettivamente corpo e che si concretizzi attraverso iniziative pubbliche dimostrando così la nostra volontà di contribuire alla soluzione dei problemi del territorio. Luoghi aperti alla partecipazione ed al merito di elaborazione e proposta. Ci avvaleremo del lavoro politico svolto finora nelle aree tematiche, riprendendo il percorso dei Forum e dei gruppi che hanno lavorato per la Conferenza Programmatica e dal contributo di due strumenti fondamentali che ci consegna la nostra amministrazione, il Piano Strategico e il Piano Strutturale Comunale. Da questo lavoro iniziale si potrà partire per tessere una tela più corposa di programma e di proposta politica per Rimini. Un percorso propedeutico alla realizzazione della conferenza programmatica del PD di ottobre. L'idea è quella di sviluppare un percorso programmatico in stretta relazione con il nostro territorio, che nasca da una fase di ascolto con i cittadini, con le associazioni culturali, sociali, imprenditoriali. E anche il confronto con le altre forze politiche avverrà sulla base della condivisione dei temi, degli argomenti chiari che dovranno caratterizzare la nostra proposta politica alla città e che dovrà inevitabilmente aprire una nuova fase di sviluppo per l'intera comunità. Con il Piano Strategico sappiamo che si è aperta una nuova fase per la nostra comunità. Adesso abbiamo la responsabilità di declinare i contenuti relativi ad ambiti importanti quali, Cultura e sviluppo del territorio,Turismo/Turismi, Il nuovo Welfare, Economia e Impresa, Ambiente e territorio in proposte politiche e amministrative concrete e misurabili. Sarà necessario affrontare subito i temi legati al Sistema della mobilità, all'innovazione e alla riqualificazione del territorio, alle energie rinnovabili e al risparmio energetico, alla Semplificazione amministrativa, che incide profondamente sull'efficienza delle Piccole e Medie Imprese.

Percorso fondamentale soprattutto ora che la mancanza di risorse diventa sempre maggiore e impone ai territori di consolidare e individuare una vision con gli attori protagonisti della comunità anche in funzione dei cambiamenti sociali e culturali a cui è sottoposta la nostra comunità.

La preoccupazione che vivono in questi giorni gli Enti Pubblici è sempre maggiore, vista la volontà del Governo di procedere con una manovra economica che colpirà prevalentemente i dipendenti pubblici e privati, le piccole e medie imprese, le famiglie, gli anziani e gli studenti. A livello regionale questa inciderà con un taglio di 370 milioni di euro che verranno a mancare ai cittadini dell’Emilia-Romagna, traducendosi in una riduzione dei servizi.70 milioni in meno per incentivi alle imprese, 50 per il welfare, 60 per la viabilità, 25 per l’ambiente, 15 per la salute, 31 per l’agricoltura, 73 per i servizi ferroviari, 42 per la casa, queste le cifre nel dettaglio. Tutto questo, malgrado la Conferenza delle Regioni e gli Enti Locali abbiano denunciato ripetutamente le conseguenze drammatiche che questa manovra avrà sui cittadini e le denunce continue contro questa manovra del Governo arrivano quotidianamente da vari mondi, tra cui il mondo della Cultura, che attraverso Federculture, denuncia oggi che nel nostro Paese il rischio è la paralisi: "uno scenario allarmante si prospetta per il settore della cultura con l'entrata in vigore della manovra anticrisi, non solo per la prevista riduzione delle risorse disponibili ma anche per una serie di norme che potrebbero assestare un colpo fatale alle politiche pubbliche per il settore”.

lunedì 5 luglio 2010

Direttivo di Circolo


Martedì, 6 Luglio

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede dia via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- organizzazione attività festa PD;

- varie.


Ti aspetto.

Emma Petitti

martedì 8 giugno 2010

Direttivo di Circolo


Mercoledì, 9 Giugno

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede dia via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- preparazione congresso;

- varie.


Ti aspetto.

Emma Petitti

lunedì 7 giugno 2010

Incontro Pubblico Lunedi' 07 giugno 2010 ore 21.00 "Il nostro Territorio"




Il Circolo PD del Quartiere 6 del Partito Democratico di Rimini ti invita


LUNEDI’ 7 GIUGNO ore 21.00

presso la Sala del Bar PONTEROTTO
Via Flaminia Conca, 78 – Rimini


all’incontro pubblico:

“IL NOSTRO TERRITORIO”



Sarà presente :

Juri Magrini
Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Rimini





IL CIRCOLO DEL PD Q6 di RIMINI
Via Euterpe - V Peep -Villaggio I°Maggio-GrottaRossa

E’ APERTO TUTTI I MARTEDI’ E VENERDI’ DALLE 16 ALLE 18

Sede - PD Q6 Via Euterpe, 3 (sopra il Conad)

Per info: 0541 770319,
pdeuterpe@libero.it, http://pdeuterpe.blogspot.com/

giovedì 3 giugno 2010

Merito e mobilita' sociale, come cambiare l'Italia

Incontro dedicato a "Merito e mobilità sociale" organizzato dai ReD Rimini
venerdì 4 giugno alle ore 21 presso il Museo della Città a Rimini, via Tonini 1.
Interverranno: Pierluigi Celli, Rettore Università Luiss Guido Carli ed Edoardo Nesi, Assessore alla Cultura della Provincia di Prato. Modererà: Filippo Taddei, Assistant Professor, Collegio Carlo Alberto di Torino

lunedì 31 maggio 2010

Incontro pubblico


Giovedi 3 Giugno 2010

presso Sala Marvelli, Via Dario Campana 64 / Rimini

Ore 21:00

ECONOMIA CRIMINALE

San Marino GoodBye?

C’ è chi non vuol vedere e chi non vuol sentire. E chi non la vuole neppure cercare. Eppure, le cupole del sud da tempo dirigono da Milano l’attacco mafioso all’economia, ma si trovano molto bene anche in Emilia Romagna e sulla sua ospitale riviera.

Ormai la criminalità organizzata non conosce nè crisi nè confini. Il nord del Paese è sempre più terra di conquista di galantuomini in doppiopetto che sporcano i capitali e inquinano la società, mentre l’economia criminale rischia via via di prendere il posto
di quella legale.
Dal suo blog “Guardie e ladri” e nel libro attualmente in edicola, ” Economia criminale “, che lo stesso giornale di Confindustria definisce sconvolgente, Roberto Galullo, giornalista del Sole 24 Ore, salendo fin sui depositi del Titano per poi buttare l’occhio
all’ingiù su un panorama inquinato da capitali altrettanto sospetti, racconta “o bisinnis” di trafficanti e faccendieri del crimine in giro da queste parti. E di autentici tesori adesso in fuga dai fortificati castelli, che si lasciano dietro in sottofondo l’eco nostalgico del vecchio refrein “San Marino goodbye…..”

Incontro con

ROBERTO GALULLO Giornalista del Sole 24 Ore, autore del libro “Economia Criminale”

LUCIA MUSTI Procuratore aggiunto di Modena

IVAN FOSCHI Consigliere, Ex Segretario alla Giustizia della Repubblica di San Marino +


Perché mi candido alla segreteria comunale del Partito Democratico di Rimini

Ho deciso di candidarmi alla Segreteria del Pd Comunale, non solo perché sollecitata in questi giorni da tante amiche e amici del Pd di Rimini. Sono convinta sia giunto il momento di lasciarsi alle spalle timidezze e calcoli tattici.
Mi candido mettendo a disposizione il lavoro maturato negli anni attraverso il coordinamento del circolo Pd Q6 e l'impegno maturato in consiglio comunale attraverso alcuni ambiti legati soprattutto alla cultura, alle politiche di genere e ai processi di evoluzione del Piano Strategico; consapevole certo della fase difficile che vive oggi la nostra comunità all'interno di uno dei momenti sicuramente più critici della Democrazia Rappresentativa nel nostro Paese. Sappiamo che i canali della partecipazione come storicamente si sono determinati nel nostro Paese non sono più sufficienti, i partiti, le istituzioni, le organizzazioni sindacali sono entrate in crisi da parecchio tempo, per l'incapacità di leggere e interpretare una società sempre più complessa. Anche il percorso di rinnovamento avviato dal Partito Democratico oggi necessita di uno slancio autentico che ci porti con coraggio a declinare in modo vero e innovativo il percorso e il programma politico attraverso cui la nostra comunità possa riconoscersi e favorire la nascita di una nuova classe dirigente al servizio del PD e del territorio.
In una società complessa che più facilmente può tendere al conflitto vanno elaborate strategie che ci permettano di superare le difficoltà attraverso la cooperazione e non l'imposizione. Concita De Gregorio a Rimini, recentemente, ci ha ricordato che spesso capita che nelle situazioni più difficili siano chiamate proprio le donne ad affrontarle; perché le donne hanno un talento spiccato per la solidarietà, per il lavoro in funzione del raggiungimento di un obiettivo comune, per un modello economico e sociale più orizzontale e non verticistico. La prospettiva di genere attraverso la capacità di riconoscerne il valore sociale e culturale rappresenta un patrimonio identitario con cui tutta la società deve riuscire a confrontarsi, attraverso cui essere in grado di superarne limiti identitari e svilupparne il potenziale. Anche per questo, il lavoro che la Conferenza Permanente delle Donne del PD di Rimini sta sviluppando insieme alle tante associazioni femminili del territorio, credo rappresenti un patrimonio valoriale fondamentale per l'intera Comunità.
E' necessario aprire subito un dibattito più coraggioso nella città per affermare senza incertezze l'idea di società che vogliamo e definire il progetto con il quale andare a costruire le alleanze del centrosinistra e candidarci a governare Rimini nel 2011. Una sfida reale che dobbiamo dimostrare di saper vincere sulle idee e che deve saperci far partire senza indugi dalla difesa di quelle tutele che servono a garantire il futuro delle nuove generazioni, a cominciare dal lavoro, in un momento di crisi profonda a cui il Governo risponde tagliando in Ricerca Scientifica, Scuola Pubblica e Cultura.
Il PD a Rimini deve recuperare rapidamente terreno politico e culturale, deve riprendersi spazi d'azione per essere competitivo e attraente soprattutto verso i giovani e le componenti più dinamiche della società riminese. In questo anno serve sviluppare un lavoro effettivo legato all'attività del partito su tutto il territorio comunale e da questo punto di vista è fondamentale un ruolo autonomo dell'unione del comune di Rimini e dei 13 circoli del Pd e la selezione della futura classe dirigente deve avvenire proprio attraverso i circoli. Al centro di questa ripresa dunque è indispensabile mettere il ruolo dei circoli, quali luoghi aperti della partecipazione e della costruzione della proposta politica del partito. Ma i circoli, tutti, vanno sostenuti con gli strumenti adeguati sia a livello di comunicazione che attraverso le energie e le competenze che possono servire a riattivarli; ponendosi obiettivi, producendo iniziative in rete e soprattutto contaminandosi il più possibile.
Il tema da porre, subito, all'attenzione dell'assemblea comunale e la capacità di realizzare cambiamento attraverso i criteri della meritocrazia e dell'innovazione; non "il cambiamento per il cambiamento" ma dimostrare di saper vincere la sfida mettendo alla prova una nuova classe dirigente. Questo è il punto vero, la responsabilità di tutto il Partito rispetto a questi processi. I giovani rappresentano un patrimonio su cui investire e rispetto ai quali costruire processi di formazione e iniziativa politica anche in relazione agli altri Comuni.
E rispetto a questi percorsi, serve un progetto fatto di meccanismi di partecipazione sui temi cruciali della vita dei cittadini, un metodo chiaro per coniugare politica e programmi.
Il Processo del Piano Strategico di Rimini approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Rimini, rappresenta un salto di qualità vero per la nostra comunità, un salto di qualità nel rapporto tra Politica e cittadini, nel rapporto tra maggioranza e minoranza, nell'evoluzione del concetto stesso di sussidiarietà. Oggi sappiamo che questo metodo può essere portato al Sistema della Politica, nel senso più alto della Politica e poi delle politiche locali, perchè può incidere profondamente nelle politiche amministrative attraverso una forte contaminazione capace di riguardare tutti gli aspetti amministrativi della nostra città. Ma prima dell'amministrazione c'è la Politica e la stessa politica è consapevole che c'è un altrove da cui partire o ripartire. La Politica sa benissimo che nasce da altro e sa benissimo che questo "luogo" fondato sulla capacità relazionale può dare respiro ai Partiti e alla gestione amministrativa locale. Sappiamo anche che la politica da sola non si "autoriforma" ma deve essere spinta da forze che vengono dalla società civile, con rispetto dei ruoli, capacità di autocritica e non autoincensamento.
Con l'individuazione di processi partecipativi è necessario dunque dare risposte ai problemi del territorio, attraverso l'applicazione dei modelli dei Laboratori tematici e territoriali bisogna individuare le proposte per migliorare la qualità dell'abitare e delle relazioni tra le persone; rispetto ai temi cruciali è necessario affrontarne insieme le criticità e individuarne le proposte migliori con cui ci candidiamo insieme alle altre forze di centrosinistra a governare la città. Processi questi, sempre più preziosi, alla luce anche dei recenti provvedimenti sulla chiusura delle Circoscrizioni e che rappresentano strumenti capaci di valorizzare il patrimonio prezioso costruito in questi ultimi due anni attraverso il lavoro dei Circoli, della Conferenza Programmatica e dei Laboratori Tematici nella nostra città.
Temi quali la Mobilità, il Welfare, la Cultura, le fonti energetiche rinnovabili, il ruolo delle donne, il contrasto a quella "filosofia" della rendita che si insinua in ogni ambito, caratterizzano la società e devono essere alla base di un nuovo progetto che sia da volano dello sviluppo economico e sociale anche sul nostro territorio.
Con questo progetto e con una nuova partecipazione ci prepareremo ad affrontare il percorso per l'individuazione del nostro candidato a Sindaco, candidato a Sindaco che non potrà prescindere dalle strumento delle primarie per essere legittimato nel proprio ruolo di leader. Primarie che non potranno lasciare strascichi ma che rappresentano l’ apertura verso la società, un elemento fondativo e imprescindibile del PD anche a Rimini.
Oggi, se tutto questo può sembrarci difficile da realizzare, ricordiamoci che con coraggio, perseveranza e spirito unitario, può bastare una generazione per traghettarci verso un nuovo modello sociale, superando ciò che sin qui è stato ritenuto "sacro e intoccabile".
Al di là di ogni discorso, è questo il senso della mia scelta di candidatura.

Emma Petitti

domenica 30 maggio 2010

Direttivo di Circolo


Lunedì, 31 Maggio

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede dia via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

- aggiornamenti congressi di circolo
e congresso comunale del PD;


- varie.


Ti aspetto.

Emma Petitti

giovedì 27 maggio 2010

Direttivo di circolo

Venerdi' 28 Maggio,

alle ore 21, direttivo del Circolo del PD Q6
presso la sede di via Euterpe 3.


Ordine del giorno:

Presentazione del
Piano Strategico


a cura di Pietro Leoni



lunedì 24 maggio 2010

Il percorso del circolo

Come circolo Pd del Q6 di Rimini stiamo condividendo il percorso rispetto al quale affrontare la fase congressuale che ci attende e le nuove sfide che riguardano direttamente il nostro territorio; per poter essere protagonisti delle prossime scelte amministrative e continuare a contribuire alla costruzione del Partito Democratico a partire dalla qualità della vita nel nostro Quartiere.

Dobbiamo subito aprire, con coraggio, un dibattito nella città per affermare senza incertezze l’idea di società che difendiamo e definire il progetto con il quale andare ad costruire le alleanze del centrosinistra e candidarci a governare Rimini nel 2011. Una sfida reale che dobbiamo dimostrare di saper vincere sulle idee e che, all’interno di un sistema sociale ed economico in cui ogni “categoria” tutela i propri interessi, deve saperci far partire senza indugi dalla difesa di quelle tutele che servono a garantire il futuro delle nuove generazioni, a cominciare dal lavoro. In questo anno serve sviluppare un lavoro effettivo legato all’attività del partito su tutto il territorio comunale e da questo punto di vista è fondamentale un ruolo autonomo dell’unione del comune di Rimini e dei 13 circoli del Pd e la selezione della futura classe dirigente deve avvenire proprio attraverso i circoli.

Il rinnovamento delle classi dirigenti non è solo un tema generazionale ma di eguaglianza, di pari opportunità di accesso e la selezione deve avvenire sulla valutazione delle idee migliori anche quando le idee sono scomode. Il tema non è “il cambiamento per il cambiamento” ma dimostrare di saper vincere la sfida mettendo alla prova una nuova classe dirigente, che non rappresenta un problema di forma (in quanto affermazione) ma di sostanza, perché implica un impegno serio del Pd rispetto alla capacità di selezionare i giovani e formarli. Questo è il punto vero, la responsabilità di tutto il Partito rispetto a questi processi. Riteniamo che in questo processo, il ruolo della futura classe dirigente si individui anche attraverso la capacità di sostenere responsabilmente le scelte amministrative che il Pd ha finora contribuito a fare.

E rispetto a questo percorso, a partire da oggi, serve un progetto fatto di meccanismi di partecipazione sui temi cruciali della vita dei cittadini. Serve darsi un metodo chiaro per coniugare politica e programmi. Percorsi larghi e aperti di partecipazione sulla base di documenti elaborati dalla Conferenza Programmatica del Pd e dai Circoli. Il Processo del Piano Strategico di Rimini approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Rimini, rappresenta un salto di qualità vero per la nostra comunità, un salto di qualità nel rapporto tra Politica e cittadini, nel rapporto tra maggioranza e minoranza, nell’evoluzione del concetto stesso di sussidiarietà.

Oggi sappiamo che questo metodo può essere portato al Sistema della Politica, nel senso più alto delle Politica e poi delle politiche locali, perchè può incidere profondamente nelle politiche amministrative attraverso una forte contaminazione capace di riguardare tutti gli aspetti amministrativi della nostra città, un processo partecipativo attraverso il quale dare risposte ai problemi del territorio, attraverso l’applicazione dei modelli dei Laboratori tematici e territoriali, con lo scopo di individuare le proposte per migliorare la qualità dell’abitare e delle relazioni tra le persone rispetto ai temi cruciali quali la Mobilità, il Sociale, la Cultura, affrontandone insieme le criticità e individuando insieme delle proposte. Processi sempre più preziosi alla luce dei recenti provvedimenti sulla prossima chiusura delle Circoscrizioni. Attraverso questo modello organizzeremo nel quartiere assemblee aperte a tutta la cittadinanza per analizzare e discutere insieme le questioni più importanti, assemblee che saranno concluse con la condivisione di proposte concrete che avanzeremo al livello comunale e con il contributo di quanti vorranno partecipare, porteremo la discussione politica più vicina ai cittadini cercando di dare impulso alla vita del Partito Democratico.

Circolo Pd Q6 Rimini

Troviamoci cercando l'Italia



"Ho sentito discussioni su nostri problemi: bene diamoci un passo non si risolvono con la bacchetta magica ma con lavoro,lavoro,lavoro".

Inizia così la replica del segretario del PD, Pier Luigi Bersani, agli interventi dell'Assemblea Nazionale del PD

E con un'esortazione molto apprezzata in platea: "Anche quando non mi sentite parlare dei problemi ne sono consapevole: ma non venite a dirmeli venite a darmi le soluzioni, sentitevi segretari tutti e non facciamo un generico ottimismo della volontà, lavoriamo".

Un discorso di poco più di 30 minuti che ha toccato tanti temi.

Poca retorica, tante proposte.
"Gli italiani che ci hanno ascoltato hanno capito che stiamo discutendo delle loro questioni. Abbiamo messo poca retorica nell’assemblea, sia io sia voi, nonostante siamo tanti e ci siano i mezzi d’informazione non abbiamo fatto comizi e non ci siamo scaldati il cuore l’uno con l’altro. Perché siamo un organismo dirigente e abbiamo la responsabilità collettiva di mandare avanti questo partito. Siamo l’assemblea che porterà il PD al secondo congresso e abbiamo capito che dobbiamo tenare legati la battaglia politica, il progetto per l’alternativa e l’impianto del partito".

Giorni migliori per l'Italia.
"Credo che dobbiamo trovare quel che non abbiamo mai trovato dal primo giorno, non facciamo scansioni dei periodi dei segretari con le percentuali elettorali. Abbiamo avuto problemi da subito, ora vi propongo di azzardare a trovarci cercando l’Italia, giorni migliori per l’Italia e così selezionare la nuova classe dirigente in una battaglia di contenuti, iniziative, muovendoci nelle amministrazioni locali, nelle organizzazioni sociali". C'è la stoccata verso i media: "I meccanismi mediatici funzionano ma rischiano di farci trovare non quelli più affezionati alla ditta ma meno, e non sono d’accordo. Non funziona così, abbiamo bisogno di tutti, non allevando dei conformisti ma dei leali. Qui, quelli che porteranno il PD al secondo congresso, la mia generazione, sa di esser sul crinale, su uno spartiacque verso i nativi del PD. Questo è il nostro compito creando situazioni, aggiustando la strada per la generosità ed esperienza che abbiamo, impiantando il Pd del nuovo secolo e potendo dire nuoterai senza salvagente, vai (citazione di Orazio NdR).

Non correnti, ma ingredienti.
Torniamo ad alcune antiche parole: uguaglianza, fraternità, laicità. Le nostre parole, diciamole di più, e poi creiamo una cultura politica originale che risulta da un rimescolo dove le culture non sono correnti ma ingredienti e chi non è capace non dà una mano al Pd.
E diamo ai nativi un’organizzazione riconosciuta, stabile, ispirandoci a valori antichi senza imbarazzi. Nnoi siamo troppo vecchi per essere nuovi e troppo recenti per essere sufficientemente antichi. Ma dobbiamo rinverdire un’antica storia senza imbarazzi o schemi mentali".

Bersani si sofferma sulle polemiche spesso rilanciate dai giornali: "Ma allora cosa valgono le punzecchiature che ancora ci diamo? Niente. Mettiamo ciascuno con la sua libertà in questa direzione. Non è che non vedo i problemi, ieri li ho detti, serve un impulso e serve unità, plurale e corale. Non credo di aver razzolato male fin qui perché ho pensato che dobbiamo far funzionare dei meccanismi o dov’è il posto dove la gente discute. Abbiamo cominciato a discutere in assemblea, nei forum... ma poi serve una condizione vitale: un’autonomia di pensiero, un nostro profilo, confrontandoci con tutti sulla base delle nostre elaborazioni. In luoghi e con forme con cui migliorare un processo unitario, senza politicismi, discutendo di cose per l’Italia, vedendo davvero dove siamo d’accordo e non e non sui pregiudizi".
Un problema che si presenta a tutti i livelli, come ammette il segretario del PD: "Io sento troppo spesso dire che c’è gente che si ritiene esclusa, non coinvolta: se è così è un problema serio e non si aggiusta con caminetti locali ma con momenti di discussione programmatica che coinvolgano la gente".

La Finanziaria bis.
"Abbiamo la scadenza immediata della manovra economica e Berlusconi dice che non si toccano sanità, pensioni, stipendi e non aumentano le tasse. Quindi problemi zero? Abbiamo perso tempo? Attenzione, qui non si vede uno straccio di manovra strutturale, è un problema serio, non si mette mano a meccanismi che consentano all’Italia di spostare il carico dai ceti medio-bassi, riducendo gli investimenti e dando una batosta agli enti locali. Tremonti dice che non mette le mani nelle tasche ma stanno arrivando una montagna di ticket! Tremonti ma di che tasse parli? Vuoi fare una battaglia contro l’evasione fiscale con un megacondono in arrivo? poi dice che forse dovrebbe ripristinare alcune misure antievasione. Diceva: ma le vecchiette non capiscono, si vede che mò sono arzille e capiscono da Dio!".

Gli insegnanti eroi moderni.
E' uno dei passaggi più applauditi dall'Assemblea: "In Italia c'è un declino sull’istruzione che fa paura. In questa Assemblea indichiamo figure di riferimento, io vedo quella eroica degli insegnanti che nei grandi quartieri urbani e nelle città degradate vanno a inseguire il disagio sociale, a tener fermi i bambini impedendo che la classe vada via in strada. E lo fa mentre la Gelmini gli rompe i coglioni! Questo è l’eroe dei tempi moderni".

Lavoriamo per l'innovazione.
Il segretario si dice sensibile al tema, ma non è d'accordo con quanto affermato da Gentiloni, presidente del Forum ICT del Partito: "Non è vero che il Paese esprime una domanda di modernizzazione e innovazione, chiede rassicurazione e conservazione. Noi dobbiamo innovare, non possiamo non caratterizzarci come partito progressista se non puntando su di una sintesi. Lavoriamo su democrazia, lavoro, universalismo, risposta alle questioni sociali, ma facciamolo con un tasso d’innovazione forte. Già nei documenti elaborati dall’Assemblea ce n’è molta".

Unità nazionale e federalismo.
Nel voto del Nord c’è molto sud, dice Bersani. Ovvero i problemi delle due parti del Paese sono collegati. "Troviamo una chiave che risponda al sud e che sia vista positivamente al nord. Mdobbiamo partire dal sud o rimane sempre un divario che cresce... servono pensieri nuovi ma è sempre più vero che far l’amministratore al sud non è come farlo al nord. Facciamo predicazione positiva al nord, dico ok a meccanismi per mandare a casa incapaci, inefficienti,ladri ma per i prossimi 15 anni non sarà la stessa cosa. Al sud i bisogni sono aggressivi, la criminalità è micidiale. Rassicuriamo l’Italia in chiave federale senza burocrazia, altrimenti guardate che sarà difficile. Noi siamo quelli che del federalismo ne sanno di più, si è visto in bicamerale. Nc’è dubbio al mondo quelli là della Lega c’è o non c’è basta la bandiera, ci metto il Po o non ce lo metto. Ora facciamo la nostra proposta perché questi ci portano non so dove senza risultati sbandierando un’idea priva di contenuti pratici mentre sta arrivando un’altra botta agli enti locali. Ieri si è offeso Calderoli? mica ho detto quelle cose con spocchia, sen non vuol sentirsele dire venga via da lì e il giorno dopo non gliele diremo più".

C'è ancora da fare. Concludo: abbiamo fatto un passo vanti, ne abbiamo altri da fare. E se è stato fatto non è perché abbiamo fatto bene la riunione ma perché c’è alle spalle un lavoro e dovremo fare lo stesso da qui alla prossima.
Poi Bersani passa a elencare gli impegni dei prossimi mesi.

1) "Come useremo i documenti scritti? Andremo nelle università chiameremo le forze sociali per discutere, faremo iniziative, muoveremo le risorse del PD.
2)Con i forum lavoriamo su fisco, immigrazione, diritti e temi dimenticati come l’agricoltura.
3) Abbiamo chiarito molte cose. Sul lavoro facciamo passi vanti importanti, non appanniamo il tasso d’innovazione. Così lo stesso sulla green economy, lavoriamoci perché non è une elemento aggiuntivo ma di conversione e innovazione. Guardate che c’è un modo di fare il pvc che passa fuori dalla chimica, su cui abbiamo brevetti e tecnologie superiori agli altri paese. Sul nucleare non diamo l’impressione di essere divisi: siamo tutti per il no al piano nucleare del governo.
4) Dobbiamo avanzare come Pd una piattaforma in parlamento europeo sula questione europea, essendo protagonisti sia per la vocazione europeista che per le culture che riassumiamo.
5) Agganciamo questioni sociali e democratiche non una settimana con una battaglia sola, ad esempio nuova legge sulle intercettazioni e finanziaria
6) Facciamo congressi provinciali e di circoli su una discussione vera? Vogliamo dire che devono imparare da questa Assemblea? Vogliamo dire che sulle cronache locali non può emergere il battibecco incomprensibile? Discutete e dividetevi sui problemi delle città.
7) Diamo una mano ai giovani democratici, non può esistere un grande partito senza un’organizzazione giovanile.
8) Non compromettiamo in questi mesi le prossime amministrative. Ragioniamo nei gruppi dirigenti, vediamo città per città qual è il progetto, quali le condizioni politiche, quali le scelte migliori da fare, discutiamone assieme e diamoci gli strumenti adeguati. Non voglio riaprire le discussioni ideologiche sulle primarie. Le primarie sono l’essenza del PD come diceva Touadi? No, la nostra essenza è nelle cose, nel dire che questo mondo così non ci piace molto, che Milano governata dalla destra dei grandi affari non ci piace, punto. Questa è l’essenza del Pd, non è detto che la società civile sia lì a correre a mettersi dentro i nostri schemi. Certo non bisogna chiudersi, open!".

Conclude con due raccomandazioni a tutti i democratici: "Dobbiamo essere all’altezza delle responsabilità e senza riformismo la nuova generazione non ha futuro. La prospettiva politica è contendibile, lavoriamo". Chiude con una battuta: "Ho trovato un clima buono, positivo, grazie. Devo andare una settimana in Cina, non è che quando torno..."